A Silvio
Piccolo
principe dagli occhi verdi
col
ricciolo ribelle
di
un nero corvino
ed
il labbro leporino,
più
simile a un putto
che
a un maschio latino.
Leggero
ti libri in alto,
asessuato...
Senza
più vizi
né
ossessioni,
mai
più difettato.
Brillante
e snello
con
l'occhio vivo e luccicante,
sei
quasi bello.
L'ingordigia
l'avidità e la lussuria
ormai
sono
un ricordo terreno.
Finalmente
buono
ti
sei tolto il mantello della tua solitudine,
pesante
fardello.
Gentil
giovine,
nessuno
ti chiederà più di crescere
senza
ali e senza amore.
Tassello
anche tu di un libro eterno,
vittima
di una vita di pettegolezzo,
mi
guardi da lassù
finalmente
come un padrino
cercando
tra i rimasti
che
cosa hai lasciato:
tra
le briciole di un'estrema povertà
un
verso, due righe,
un
solo pensiero
assicurano
a un'anima l'immortalità.
Questo
è,
appunto,
il
mio regalo.
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